Bene prevedere uomini dell'esercito negli ospedali e nei Pronto soccorso per arginare il fenomeno delle violenze contro medici e infermieri, ma con la consapevolezza che la repressione da sola non basta. Così Teresa Rea, presidente Opi Napoli, torna a puntare i riflettori sull’escalation di aggressioni ai sanitari, una piaga che deve essere sanata pensando a soluzioni di ben più ampio raggio. Come? Potenziando l’offerta assistenziale passando per l’ampliamento delle funzioni infermieristiche dell’assistenza sanitaria primaria e delle emergenze/urgenze minori, afferma Rea.

Riorganizzare i servizi sanitari per frenare aggressioni ai professionisti

Le aggressioni (fisiche e/o verbali) sul posto di lavoro colpiscono mediamente in un anno un terzo degli infermieri, che si traduce in circa 130mila casi, con un “sommerso” non denunciato all’Inail di circa 125mila casi l’anno. Il 75% delle aggressioni riguarda donne.

Sconfiggere un fenomeno di questa portata rappresenta da tempo una priorità per gli infermieri di Napoli – commenta la presidente Opi Napoli, Teresa Rea - Abbiamo chiesto più volte in prefettura il ripristino dei drappelli di polizia, ma dal Palazzo del Governo ci hanno spiegato che la coperta è corta.

Vero anche che se si presidiano gli ospedali, si tolgono forze sul territorio, continua Rea, che è favorevole all’impiego dell’esercito se serve a tutelare l’integrità fisica, psicologica e morale di chi lavora per salvare vite umane, ma con la consapevolezza che la repressione da sola non basta.

Bisogna mettere mano a una riforma complessiva di sistema, dei modelli di agire professionale e di sostenibilità dei servizi.

Sì, perché il problema è molto più articolato e riguarda la risposta ai reali bisogni di salute dei cittadini. Se si esclude l’inciviltà di pochi utenti - puntualizza Rea - a scatenare la furia selvaggia contro gli infermieri il più delle volte sono le lunghe attese nei Pronto soccorso, spesso affollati per prestazioni da codice bianco o verde. Ed allora, assodato che il numero degli infermieri in organico negli ospedali napoletani è decisamente inadeguato alle esigenze di assistenza, riteniamo indispensabile agire su più fronti per arginare le aggressioni.

In sostanza, quello che serve è il potenziamento della rete di assistenza territoriale con Case e Ospedali di comunità oggi del tutto assenti a Napoli, riducendo così indirettamente le liste d'attesa e gli accessi inappropriati. Tradotto: bisogna potenziare l’offerta assistenziale ampliando le funzioni infermieristiche dell’assistenza sanitaria primaria e delle emergenze/urgenze minori, per salvaguardare la copertura sanitaria universale in Italia.